QUESTO È IL TEMPO
IN CUI ATTENDO LA GRAZIA
13 e 14 luglio - ore 21.00
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da Pier Paolo Pasolini
drammaturgia e montaggio dei testi Fabio Condemi, Gabriele Portoghese
regia Fabio Condemi
con Gabriele Portoghese
drammaturgia dell’immagine Fabio Cherstich
filmati Igor Renzetti, Fabio Condemi
produzione La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, Teatro Verdi Pordenone, Teatro di Roma -Teatro Nazionale
Per la replica del 13 luglio
Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale
e Teatro Contatto 40
Per la replica del 14 luglio
Spettacolo realizzato in collaborazione fra FESTIL_Festival estivo del Litorale
e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Presso
13 luglio - ore 21.00
Teatro S. Giorgio | Udine
14 luglio - ore 21.00
Politeama Rossetti_Sala Bartoli | Trieste
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Questo è il tempo in cui attendo la grazia è una biografia onirica e poetica di Pasolini attraverso le sue sceneggiature.
Georges Didi-Huberman nel suo saggio Come le lucciole Scrive: «Tutta l’opera letteraria, cinematografica e persino politica di Pasolini sembra attraversata da momenti di eccezione in cui gli esseri umani diventano lucciole – esseri luminescenti, danzanti, erratici, inafferrabili e, come tali resistenti – sotto il nostro sguardo meravigliato».
I temi dello sguardo e dell’ecfrasi sono centrali in questo lavoro, Si comincia col bambino che vede il mondo, la luce, la natura, sua mamma per la prima volta (Edipo) e si prosegue con lo sguardo antico e religioso sul mondo del Centauro (Medea) e si arriva fino allo sguardo su un’Italia imbruttita dal nuovo fascismo consumista (la forma della città) passando per la “disperata vitalità” presente nel fiore delle Mille e una notte e per la scena della Ricotta nel quale il regista viene intervistato e recita “io sono una forza del passato”. I termini “vede”, “come visto da”, “vediamo”, “guarda”, “Attraverso
gli occhi di...” compaiono molto spesso in tutti i testi scelti e creano questo filo rosso sul tema del
vedere che è molto importante in un periodo nel quale la capacità di guardare le cose si è atrofizzata.
Per questo motivo il materiale letterario che abbiamo scelto è tratto dalle sceneggiature: Sfogliando una sceneggiatura di Pasolini entriamo immediatamente nella sua officina poetica e in quelle “folgorazioni figurative” per i pittori medievali e manieristi studiati sotto la guida di Roberto Longhi.
Quello che ci interessa esplorare non è il suo cinema (cioè il prodotto definitivo delle sceneggiature) ma il suo sguardo. Uno sguardo che ci riguarda, sempre.
Il titolo dello spettacolo è tratto da un verso della poesia di Pasolini, Le nuvole si sprofondano lucide, inserita nella raccolta Dal diario (1945-1947), Salvatore Sciascia, Caltanissetta maggio 1954.