LE NOTTI BIANCHE
6 e 7 luglio 2021 - ore 21.00
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PRIMA NAZIONALE
di Fedor Dostoevskij
con Marial Bajma Riva e Lorenzo Lavia
adattamento e regia Lorenzo Lavia
scene Eleonora Scarponi
costumi Alessandro Lai
produzione Golden Show srl – Impresa Sociale
in collaborazione con Istituto di Cultura e Lingua Russa / Roma
Presso
6 e 7 luglio 2021 - ore 21.00
Sala Bartoli
Largo Giorgio Gaber, 1 - Trieste
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Lo spettacolo “Le notti bianche “di Dostoevskij nasce dall’esigenza di trasporre sulla scena quello che è universalmente considerato un capolavoro della narrativa mondiale di fine Ottocento. I protagonisti del libro sono un uomo ed una giovane donna. I due si incontrano durante una lunga notte insonne, la prima di una lunga serie, in cui – complice il buio – si raccontano e si confidano fino ad innamorarsi. L’amore però, per quanto elemento centrale dell’intera vicenda, non esaurisce in sé la carica emotiva che il libro riesce a trasmettere: quello che arriva come una deflagrazione è il rapporto tra di loro e la grande solitudine che vivono e che riesce per un attimo a lasciare spazio alla comunicazione.
Trasporre in dialogo quello che è un racconto è un’operazione complessa e ambiziosa: è necessario modulare abilmente un capolavoro per portarlo ad essere universalmente riconosciuto come esperimento visivo e non soltanto mentale. Il tipo di approccio utilizzato ha fatto leva in prima istanza sul rispetto quasi maniacale della parola originale, modulata e portata a servizio dei quella parlata.
I due personaggi che si muovono in un non-tempo e in un non-spazio sono legati da un filo indissolubile che è rappresentato dalla loro solitudine e dall’angoscia che abita le loro notti, per l’appunto, trascorse in bianco. Nelle loro lunghe chiacchierate hanno la possibilità di raccontarsi e di accedere a quel luogo segreto dell’anima che solitamente non condividono con altri all’infuori di loro. Estrapolando alcuni passaggi descrittivi e rendendoli espressivi e non solamente scenografici, i personaggi si muoveranno con destrezza tra le vie di San Pietroburgo: la grande balena (come descritta dall’autore stesso) capace di ingurgitare nella sua pancia enorme qualsiasi avventore. La volontà del regista è quella di regalare al pubblico un’immersione profonda all’interno di un racconto che sveli l’interiorità dei protagonisti e al tempo stesso fornisca domande su quella di chi la osserva. Come di fronte ad una lente deformata, vedremo un uomo ed una donna conoscersi, legarsi e separarsi, azzerando l’unità temporale e vivendo nell’arco di un’ora e mezza quello che loro hanno vissuto nel corso di quattro nottate.